L’ obiettivo primario della riabilitazione è il raggiungimento di un buon adattamento dell’individuo rispetto all’ambiente, così da promuovere la migliore qualità di vita possibile.

Nei casi di DVE, in cui il linguaggio espressivo è fortemente limitato, è necessario agire prima di tutto sulla fonetica (pronuncia dei suoni) e sulla coarticolazione.

Attualmente, una delle tecniche più utilizzate nel trattamento della DVE è il PROMPT (Prompts for Restructuring Oral Muscolar Phonetic Targets, Suggerimenti per la Ristrutturazione della Muscolatura Orale dei Target Fonetici). Per poter applicare questi protocolli, è necessario frequentare un corso e ricevere uno specifico attestato (io l’ho acquisito ad ottobre 2020).

Il PROMPT prevede la somministrazione di input tattili-cinestecici-propriocettivi sugli organi articolatori (mandibola, labbra etc) per aiutare il bambino a costruire traiettorie articolatorie corrette e movimenti funzionali controllabili.

Immagino la vostra espressione dopo aver letto l’ultima frase…!

Proviamo allora a fare qualche esempio per capire meglio. Mettetevi davanti allo specchio, appoggiando il pollice all’angolo della mandibola e l’indice sotto al mento (come fosse una pistola) e provate a pronunciare alcune parole come : “MAMMA, AM, PAPA’” e poi  “ IO, TU, SCI, SI”, poi ancora “DAMMI, MARE, TATTO, VUOI, PIATTI”.

Notate qualcosa di diverso? Nel primo blocco abbiamo coinvolto il movimento del piano verticale, nel secondo blocco il piano orizzontale e nel terzo transizioni tra i due piani. Esiste anche una terza “dimensione” (anteriore\posteriore) che riguarda la contrazione delle diverse porzioni della lingua (nel fonema /t/ avremo una contrazione anteriore, in /ci/ mediana e /c/ posteriore).

Per far si che un* bambin* esegua movimenti simmetrici e corretti, vengono impartiti degli stimoli tattici su diverse zone del volto, associati alla ripetizione del suono\parola che si sta pronunciando. In questo modo per uno stesso target, verranno attivati in contemporanea stimoli propriocettivi, uditivi e visivi, aiutando a costruire una corrispondenza tra ciò che sente, ciò che vede (il volto del* logopedista ) e le sensazioni derivanti dal suo movimento

Non di rado, infatti, l’integrazione tra questi canali è particolarmente disturbata in bambin* con DVE.

E’ importante strutturare il lavoro all’interno di attività gratificanti e prevedere il coinvolgimento della famiglia in alcune parti del lavoro, affinchè le sillabe\parole acquisite o in fase di acquisizione vengano ripetute a casa, sempre in modalità ludica e motivante.

Uno dei primi aspetti da prendere in considerazione, infatti, è il rapporto del* bambin* con l’ambiente circostante, composto non solo dagli oggetti ma anche dalle persone e dalla loro modalità di comunicazione\ interazione.

La possibilità di interagire, comunicare in modo adeguato e relazionarsi con gli altri costituiscono una componente fondamentale dell’apprendimento, che si esprime alla sua massima potenzialità quando è innescato da esperienze positive proposte durante la giornata e\o la terapia.

Il compito del* logopedista sarà, inoltre, favorire la generalizzazione, ovvero la capacità di sfruttare l’abilità appresa durante la terapia in ambiti diversi; ad esempio, dopo che un* bambin* ha acquisito la corretta sequenza motoria\pronuncia della parola “spaghetti”, è necessario che usi tale abilità ogni volta in cui si rende necessario (es: ordine al ristorante, richiesta ai genitori, racconto di quello che ha mangiato a scuola etc.)

Boy (2-3) eating spaghetti — Image by © Frank Rothe/Corbis

Oltre al PROMPT, possono essere applicati anche altri approcci, basati sulla costruzione dell’inventario fonetico, sulla percezione di fonemi a contrasto, su sequenze motorie visive e verbali o sequenze ritmiche uditivo-verbali e visive.

E’ però importante sottolineare che diversi studi hanno confermato una maggiore efficacia del PROMPT rispetto alle altre tecniche, confermato anche da studi di neuroimmaging.

Per quanto riguarda i tempi. solitamente, bambin* con DVE necessitano di un lungo percorso terapeutico e , dove necessario, dell’affiancamento con la psicomotricità. La famiglia deve essere consapevole che il trattamento avrà fasi difficili e modalità di recupero lente.

In ultimo, ribadisco l’importanza di avere una buon equipe multidisciplinare per sostenere il\la bambin* e la sua famiglia durante tutto il percorso, dalla valutazione alla conclusione dei trattamenti.

Con questo articolo si conclude il nostro approfondimento dedicato alla Disprassia Evolutiva.

Nonostante la difficoltà dell’argomento, speriamo di essere stati d’aiuto a fare un po’ di luce. Se avete bisogno di ulteriori chiarimenti contattateci.