Avete mai sentito parlare di DISPRASSIA EVOLUTIVA?

Data la vastità e la complessità dell’argomento, io e la dott.ssa Sara Martinelli abbiamo deciso di dedicare il mese di novembre all’approfondimento di questa particolare condizione clinica.

Vi lascio al primo articolo scritto da Sara. Buona lettura!

Il padre della psicomotricità funzionale, Jean Le Boulch, inserisce la prassia in un processo di aggiustamento cognitivo che implica tre passaggi:

  1. rappresentazione mentale: pianificazione dell’atto, che equivale alla capacità di rappresentarsi l’azione;
  2. programmazione: l’organizzazione di una serie di movimenti concatenati necessari per raggiungere lo scopo (come fare);
  3. esecuzione reale dell’atto motorio.

Quindi: una coordinazione di movimenti con il preciso scopo di raggiungere quel determinato obiettivo.

Fasi dello sviluppo prassico.

  • All’inizio dello sviluppo prassico il bambino non deve fare attenzione al tipo di movimento che sta realizzando, è necessario lasciarlo organizzare da solo la propria motricità creandogli delle situazioni adatte allo scopo;
  • Intorno ai 4-5 anni tale organizzazione neurologica permette, grazie all’apprendimento per tentativi ed errori e all’imitazione, il consolidamento delle prassie che diverranno poi automatismi;
  • Dai 5 ai 9 anni circa, la motricità sarà sempre più precisa, i movimenti saranno parte di una serie di automatismi che il bambino utilizzerà correntemente e che diventeranno sempre più ordinati e più armoniosi.

 Quando si incontra la disprassia?

In ambito specialistico è possibile incontrare persone che si presentano con impaccio motorio, goffaggine, movimenti non coordinati, con difficoltà spazio-temporali, ritmiche, visuo-percettive, oculo- manuali, di linguaggio, nell’organizzare un pensiero ed esprimerlo con frasi; affaticati nell’impegno scolastico e in difficoltà per alcuni processi di apprendimento.

Spesso per questi soggetti viene formulata una diagnosi di disprassia.

Secondo la classificazione dell’ICD – 10 la disprassia è considerata un Disturbo evolutivo specifico della funzione motoria, mentre per il DSM – V è un Disturbo dello sviluppo della coordinazione.

Certamente si può dire che la disprassia è la difficoltà a pianificare, programmare ed eseguire quella serie di movimenti necessari per il raggiungimento di uno scopo o di un obiettivo, spesso accompagnata anche da altri disordini di tipo tonico-muscolari, gnosici, verbali e oculari. Si colloca su tre distinzioni:

  1. motoria, con disordini nella motricità globale (coordinazione dei segmenti, associazione e dissociazione dei movimenti, regolazione tonica, coordinazione oculo-manuale, organizzazione del gesto) e nella motricità fine (prassie dell’abbigliamento, presa e tenuta strumenti vari ecc.)
  2. verbale, che riguarda oltre ai movimenti degli organi bucco-fonatori, anche la programmazione dell’idea che per essere dichiarata verbalmente deve seguire una certa sequenza
  3. ocularelegata non ad un problema di vista bensì al tono muscolare per cui è presente una difficoltà ad inseguire oggetti in movimento e a fissarne l’attenzione

È naturale pensare che ad ognuna di queste condizioni si aggiungono rallentamenti anche nella conoscenza e nel valore di sé provocando conseguenti insuccessi che vanno ad incidere sull’emotività e sulla socialità.

Questi bambini spesso vengono dichiarati in modo non appropriato “disordinati”, “svogliati” e addirittura “incapaci” e si trovano ogni giorno ad affrontare questo loro peso in un ambiente che chiede sempre più di essere ordinati, attenti ecc., ma così facendo non si pensa a quale senso di mortificazione si insinua in loro sommandosi ad una complessità evolutiva di cui non sono consapevoli.

Proprio perché le difficoltà non li portano ad avere successo, tutto ciò che necessita nel loro impegno quotidiano come attenzione, concentrazione, memoria, organizzazione, energia, concettualizzazione e altro, diviene, per loro, un dispendio tale da renderli facilmente stanchi e affaticati e perfino irritabili, spesso con ripercussioni sul comportamento e note di intemperanza.