Tra i tanti disordini linguistici di cui mi occupo, la disprassia verbale rappresenta sicuramente una delle sfide più complicate ma anche più affascinanti.

La disprassia è definibile come un disturbo dell’esecuzione di un gesto o azione intenzionale, ovvero come la difficoltà di RAPPRESENTARSI, PROGRAMMARE, COORDINARE ed eseguire ATTI MOTORI in serie, deputati e FINALIZZATI a un preciso scopo e obiettivo.

Chi soffre di disprassia, quindi, avrà una disabilità più o meno grave nel pianificare ed eseguire SEQUENZE MOTORIE VOLONTARIE ; queste difficoltà possono riguardare la capacità motoria nella sua interezza o limitatamente ad alcuni aspetti.

Come logopedista, mi occupo principalmente di bambini con Disprassia Verbale Evolutiva (DVE), definibile come un disturbo centrale della PROGRAMMAZIONE  dei MOVIMENTI necessaria alla PRODUZIONE di SUONI, SILLABE, PAROLE e della loro organizzazione sequenziale.

Per semplificare, risultano compromesse:

l’accuratezza e la stabilità dei movimenti volontari oro-linguo-facciali

l’abilità di coordinare i movimenti degli organi articolatori (mandibola, labbra, lingua) con il respiro e la vocalizzazione finalizzata alla produzione della parola.

La DVE, quindi, nasce da un’INTERAZIONE DISFUNZIONALE tra la funzione motoria e quella linguistica; non a caso, anche i gesti e i movimenti delle mani sono spesso approssimativi o grossolani.

Quali sono le caratteristiche principali dell’eloquio di bambini con DVE?

  • INCOERENZA FONOLOGICA

Consiste nella realizzazione sempre differente di un medesimo target fonologico (es per il suono “p”: malla” ,”besce,”ane” al posto di “palla, pesce,ape”)

  • DIFFICOLTA’ NELLA PRODUZIONE IN SEQUENZA DI SUONI LINGUISTICI E NELLA TRANSIZIONE

Bambini disprassici presentano specifiche difficoltà nella combinazione dei foni posseduti in sillabe e delle sillabe in parole, poiché non riescono a produrre i gesti articolatori necessari (movimenti di mandibola,  lingua e labbra) in un contesto articolatorio più lungo e complesso (come ad esempio parole trisillabe: “bio” per “bambino”, “noano” per “nuotano” etc)

  • DIFFICOLTA’ ARTICOLATORIA TRA PIANI ARTICOLATORI DIVERSI

Questa problematica è particolarmente marcata nei casi in cui il bambino debba gestire in sequenza “timing” articolatori  diversi (es “ca” vs “ga”) o produrre parole che prevedono (all’interno della parola stessa o della frase in cui sono inserite) il passaggio tra diversi piani articolatori (verticale\orizzontale).

Per fare un esempio, parole come “DaTo” o “BePPe” prevedono timing diversi, “MAMMA” coinvolge solo il piano verticale,”SI” solo il piano orizzontale,  “CENA” o “DAMMI” coinvolgono sia il piano verticale che orizzontale.

  • PROSODIA ALTERATA IN VELOCITA’, INTONAZIONE E RITMO

Uno dei tratti più caratteristici dell’eloquio disprattico è la disprosodia.

In particolare, possiamo rilevare alterazioni del ritmo, dell’assegnazione dell’accento, tendenza all’omissione delle sillabe deboli. L’eloquio è ridotto in velocità, ritmo e fluenza (viene paragonato al linguaggio di un robot o “accento straniero”.)

In generale, la produzione linguistica di questi bambini risulta ipofluente e scarsamente intellegibile, come spiega bene Velleman (2011): “l’impressione che si ricava ascoltando un soggetto colpito da disprassia è quella di uno sforzo, di una lotta.

CARATTERISTICHE RICORRENTI NEI BAMBINI CON DVE:

  • Lallazione tardiva\scarsa\assente
  • inventario fonetico incompleto o atipico (es: presenza di suoni non appartenenti alla lingua madre)
  • sviluppo lessicale in produzione lento e povero
  • abilità oro-motorie non verbali (soffiare, gonfiare le guance etc) spesso deficitarie
  • dissociazione automatico volontario (es: portare la lingua sul labbro superiore per leccare via del cibo vs stesso movimento su richiesta “tocca il naso con la lingua)
  • graping (andare a tentoni); il bambino produce movimenti “a vuoto” finalizzati alla ricerca di quelli corretti, attraverso tentativi ed errori
  • semplificazioni fonologiche (cancellazione: “TINE” per “PATATINE”; sostituzione “TAO” per “CIAO”, con tendenza all’uso di un suono preferenziale).
  • correlazione positiva tra incidenza degli errori e lunghezza\complessità della parola target, poiché prevedono velocità e precisione nello spostamento degli organi articolatori (“pinguino” diventa “guguino”)
  • difficoltà negli apprendimenti scolastici
  • difficoltà di sguardo e fissazione prolungata
  • deficit della funzione inibitoria, della pianificazione e della capacità di autoregolazione.

 

Data l’enorme complessità e varietà dei possibili quadri clinici, la valutazione e la diagnosi deve essere fatta da un’EQUIPE MULTIDISCIPLINARE (NPI, logopedista, Psicomotricista).

Tutti gli aspetti legati alla valutazione e alle terapie riabilitative, verranno trattate nei prossimi articoli!

Intanto, se volete saperne di più, vi consiglio di visitare il sito dell’Associazione Italiana Disprassia Evoluitva