Bentornati a questo nuovo appuntamento dedicato ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento!

Oggi lascerò nuovamente la parola alla mia collega Sara Martinelli  (psicomotricista ed educatrice dello studio Iro Iro), che ci spiegherà l’importanza della psicomotricità nella terapia della disgrafia.

Buona lettura!

La disgrafia è spesso confusa con una brutta scrittura, in realtà è un disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta con la difficoltà a riprodurre sia segni alfabetici che quelli numerici. Riguarda esclusivamente il grafismo, e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene ci sia un’influenza negativa su quest’ultime in quanto manca la rilettura e l’autocorrezione.

Come si manifesta la disgrafia?

Il bambino scrive in modo irregolare, la mano scorre a fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura è scorretta. Spesso anche la postura non è adeguata: il gomito non poggia sul banco ed il corpo è troppo inclinato.

Si nota il disimpegno dell’altra mano, che invece di mantenere fermo il quaderno, è impegnata a giocherellare con altro, o rimane sotto al tavolo. 

Spesso vi è una concomitanza con la disprassia e con difficoltà visuo-spaziali. 

Risulta alterato l’orientamento spaziale della grafia: non si rispettano i margini del foglio, ci sono spazi irregolari tra i grafemi, il tratto della scrittura procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo. Talvolta la pressione è eccessiva o troppo leggera, le dimensioni sono alterate (troppo grandi o troppo piccole).

Una diagnosi certa di DSA (quindi dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia), si può effettuare solo verso la fine del terzo anno di scuola, ma è pur vero, che i campanelli d’allarme si possono avere già intorno ai 4\5 anni.

Infatti, dall’esame psicomotorio si evincono, nel bambino potenzialmente disgrafico, difficoltà di:

  • equilibrio (sia statico che dinamico),
  • coordinazione dinamica generale: non dissociano i movimenti corporei, ovvero non riescono a comandare solo alcuni distretti muscolari necessari al raggiungimento dello scopo, es. utilizzare solo le dita, muovere solo il polso e non ruotare tutto il braccio ecc…
  • Coordinazione oculomanuale: la parte superiore del corpo (tronco-capo-braccia) non si muovo in accordo con gli occhi, sfuggono al monitoraggio visivo, mentre, invece, devono lavorare nella stessa direzione e con lo stesso ritmo.
  • dominanza laterale: sono spesso tardivi nello “scegliere” e nel comprendere quale delle due mani sia la più precisa, veloce e forte
  • percezione spazio-temporale: difficoltà nel rispettare gli spazi ed i ritmi delle andature, sia in movimento nel gioco, che nella produzione grafica sul foglio. Spesso scrivono verso l’alto o verso il basso, non riconoscono il margine del foglio, lasciano spazi in modo non uniforme
  • prensione: spesso questi bambini tendono ad impugnare in modo non corretto lo strumento grafico e a fare pressioni e tratti, troppo o poco marcati e con linee discontinue
  • attività grafica: hanno una produzione faticosa della scrittura, tanto che spesso si rifiutano di tracciare grafemi poiché lo sforzo sostenuto non è proporzionale con il risultato che ottengono.
  • tensione tonica (o ipertono): spesso causata da ansia e dal senso di malessere nei confronti dei compagni o dell’adulto che lo osserva.

Il trattamento psicomotorio mira a:

– riorganizzare la motricità a livello globale e fine

– prendere coscienza dello spazio e del ritmo (ovvero, definendo con concetti spaziali – sopra, sotto, prima, dopo, davanti…- la posizione di oggetti presenti nell’ambiente, disporre oggetti seguendo il modello dell’adulto, rispettare sequenze di azioni, ascoltare sequenze di azioni verbalizzate dall’adulto ed eseguirle prima in ordine poi al contrario, ascoltare e riprodurre un ritmo, rispettare le pause ecc..);

– avviare alla giusta impugnatura degli strumenti grafici,

– sperimentare il rilassamento muscolare,

– stimolare il senso di autoefficacia e autostima:  come in tutti i DSA, l’aspetto emotivo di questi bambini è spesso dominato da un eccessivo carico di ansia, di insicurezza, e di vergogna delle loro prestazioni, per effetto del quale, manifestano agitazione motoria, scarso interesse e comportamenti non controllati.

G.M. prima di iniziare il trattamento

(Nella foto, la grafia di G.M. 11 anni, prima e dopo la terapia)

Avete ancora dei dubbi? Leggere questo articolo vi ha fatto scattare un campanello d’allarme? Contattateci, saremo liete di parlarne con voi!