Bentornati nel mio blog.

Come avete letto negli ultimi interventi, il mese di novembre è dedicato alla Disprassia Evolutiva. Dopo esserci occupate della clinica, oggi inizieremo ad illustrare quelle che sono le terapie riabilitative più efficaci.

Lascio la parola alla mia collega dott.ssa Sara Martinelli. Buona lettura!

La Psicomotricità Funzionale interviene sulla persona nella sua totalità: tiene conto della complessità delle manifestazioni della disprassia e sul loro l’impatto nella vita quotidiana, nelle relazioni, nelle autonomie e nel linguaggio.

Questi fattori, fanno quindi parte integrante dell’analisi delle funzioni del soggetto, per il quale sarà poi elaborato un piano educativo ad “hoc” andando a delineare non solo le difficoltà, ma anche i punti di forza sui quali basare l’intervento, affinchè questo sia gradevole e motivante.

Sebbene ogni persona sia diversa, così come può essere diversa la manifestazione della disprassia, l’intervento psicomotorio-funzionale, generalmente verte su quelli che sono le manifestazioni più comuni; infatti esso va a lavorare sulla:

  • difficoltà nella ricezione degli stimoli: perdita di alcune informazioni (dovute all’attenzione, alla memoria, alla percezione sensoriale, alla difficoltà di concettualizzare gli eventi e le informazioni);
  • errata o mancata percezione dello schema corporeo, di assialità e di percezione propria nello spazio;
  • tono muscolare (forza) che risulta basso (ipo), e sul controllo tonico in generale. Il corpo appare o troppo teso, o troppo rilassato;
  • strutturazione dello spazio e del tempo: non percepiscono la distanza nè lo scorrere del tempo, 
  • non riconoscono le forme geometriche, le dimensioni e l’orientamento degli oggetti;
  • compromissione della coordinazione oculomanuale, della coordinazione dinamica generale (locomozione, corsa, lanci, salti), del linguaggio verbale;
  • grave compromissione della funzione energetico-affettiva: senso di inferiorità, incapacità, inadeguatezza, apatia, rifiuto di collaborare; si stancano facilmente, diventando irritabili e assumono comportamenti non controllati.
  • Nella norma il quoziente intellettivo.

LA PSICOMOTRICISTA FUNZIONALE, come si rivolge a questi bambini?

Non certamente con esercizi “addestrativi” ma con il compito educativo di ”offrire un’opportunità di risvegli”, partendo da quello sensoriale, percettivo, motorio, gestuale e ritmico, indispensabili per riattivare la funzione di aggiustamento che da impulsivo deve passare a controllato, mantenendo alto il livello della funzione di veglia (di interesse).

I soggetti devono essere attivati in una dimensione spaziale e temporale, di cui si devono sentire partecipi e prendere coscienza della propria identità corporea. Questo avviene attraverso la sperimentazione di esperienze di coordinazione dinamica generale e di stimolazione di tutti i canali sensoriali e percettivi.

Coinvolgendo la piacevolezza, l’interesse e la motivazione, si incrementa la capacità motoria, la fiducia in sé stessi, la volontà di esplorare e di mettersi in gioco, per conoscere meglio ciò che li circonda, cancellando il sentimento di inadeguatezza e di insoddisfazione ed aprendosi alle esperienze positive. I

n questo modo, il soggetto si rende sicuro e padrone di sé, quindi libero di aprirsi in modo positivo alla crescita e agli apprendimenti, abbandonando, gradualmente, il senso di rifiuto nel fare, e assumere un atteggiamento e agire azioni in modo controllato e sicuro.