Spesso, soprattutto con i genitori di bambini molto piccoli, mi trovo a consigliare di intraprendere una valutazione \ percorso di tipo psicomotorio, incontrando non poche resistenze e dubbi.

Se il bambino ha difficoltà nel linguaggio, perché dovrei andare da uno psicomotricista?

Perché tutto lo sviluppo neurocogntivo evolve a partire dalla percezione del proprio corpo in relazione all’ambiente e, nello specifico, lo sviluppo cognitivo, linguistico ed emozionale, è strettamente correlato a quello motorio: in sintesi,soprattutto nella prima infanzia lo sviluppo motorio è un ponte tra quello cognitivo, metacognitivo, comunicativo e sociale.

Il sistema motorio e linguistico sono interdipendenti, e ciò è osservabile già in una fase molto precoce dello sviluppo: fin dai 6-8 mesi i bambini emettono in atto movimenti ritmici degli arti sincronizzati con le vocalizzazioni, a 11-12 mesi queste sono accompagnate da manipolazioni e gesti di richiesta coordinati e modulati dalla dimensione fisica degli oggetti a cui si riferiscono.

Gli studi condotti sul cervello umano, hanno descritto un substrato neurale comune ai sistemi motorio e linguistico: una parte dei neuroni motori specchio (quelli che si attivano sia quando compiamo una specifica azione sia quando vediamo la stessa  azione compiuta da un’altra persona) è situata nelle aree specializzate per il linguaggio, come quella di Broca; questo significa che, quando noi vediamo qualcuno parlare, attiviamo gli stessi neuroni che usiamo quando siamo noi a parlare: riproduciamo mentalmente le azioni altrui quando le osserviamo.

L’esistenza di questi neuroni assicura la coincidenza tra azioni di manipolazione e la loro rappresentazione: e cos’è il linguaggio, se non una rappresentazione mentale della realtà che ci circonda?

LA RELAZIONE TRA AZIONI, GESTI E PAROLE

L’interdipendenza tra i due sistemi, è ancora più evidente quando i bambini iniziano a ad usare azioni, gesti e prime parole con intento comunicativo.

Tra i 9 e i 13 mesi, la comunicazione intenzionale si esprime con alcuni gesti (dare, mostrare, indicare) che sono definiti DEITTICI, perché il significato può essere compreso dall’ interlocutore solo in relazione al contesto; con questi gesti il bambino  esprime la sua volontà di ottenere dall’adulto un oggetto, un comportamento o condividere l’attenzione.

Questi gesti, soprattutto fino ai 12-13 mesi (periodo di emergenza delle prime parole), hanno un ruolo propulsivo nello sviluppo del linguaggio, perché sostengono le interazione adulto-bambino, accompagnano le prime vocalizzazioni guidando l’adulto nell’individuare l’oggetto a cui il bambino si riferisce.

Tra i 12 e 16 mesi compaiono i GESTI RAPPRESENTATIVI, detti anche simbolici o referenziali, perchè il loro significato è costante e comprensibile indipendentemente dal contesto e assumo una funzione comunicativa.

Questi GESTI CONVENZIONALI hanno origine:

  • da scambi sociali ripetuti (ciao con la manina, no con la testa)
  • azioni che il bimbo compie col proprio corpo (ballare, dormire)
  • azioni compiute con determinati oggetti (telefonare, guidare).

A questi primi gesti comunicativi, seguono le prime forme di gioco simbolico (es: imboccare pupazzi) che implicano l’imitazione di azione eseguite abitualmente dagli adulti.

Nel corso degli anni, molti studi, tra cui quello di Sansini e colleghi del 2010, evidenziano come i gesti siano correlati alla comprensione e alla produzione di parole, accompagnando la transazione da una fase in cui il linguaggio è ancora ancorato al contesto ad una in cui le prime parole sono usate in modo decontestualizzato.

All’inizio, il bambino pronuncia alcune espressione vocali solo mentre sta compiendo un’azione particolare in prima persona, su determinati oggetti (es: “brum brum” mentre muove la macchinina); successivamente usa le parole anche per anticipare o ricordare quegli schemi d’azione (es: “brum brum” quando sta per prenderla); alla fine, le parole sono usate anche fuori dal contesto abituale per categorizzare nuove persone, oggetti, eventi (es: “brum” anche quando la macchina non c’è ma la sta cercando o quando vede un’altra macchina diversa da quella che conosce).

In generale, un maggior uso dei gesti nel secondo anno di vita predice l’ampiezza del vocabolario recettivo  42 mesi.

L’INFLUENZA DEI GESTI PRODOTTI DAGLI ADULTI

Durante le interazioni prodotte dai genitori con i loro bambini, è importante accompagnare le parole prodotte con i gesti, perché facilitano la comprensione e l’acquisizione del vocabolario.

I genitori possono servirvi dei gesti come rinforzo al parlato, per offrire ai loro bambini un messaggio più chiaro possibile.

COSA SUCCEDE SE LE CAPACITA’ DI AZIONE E MOVIMENTO RISULTANO ALTERATE?

Abbiamo visto quanto le capacità linguistiche e cognitive siano correlate allo sviluppo psicomotorio.

Nel caso in cui i processi che sottendono le azioni (organizzazione visuo-spaziale, motricità, percezione, recettività sensoriale, la capacità di controllo) risultino alterati, si avrà una ridotta capacità di interazione prassica con la realtà e, di conseguenza, “deficit nello sviluppo della cognizione in senso lato”.

In questo caso, l’intervento dello psicomotricista risulta fondamentale per prevenire, abilitare\riabilitare tutte quelle funzioni che risultando deficitarie, possono influire negativamente sullo sviluppo globale del bambino, linguaggio incluso.

IN COSA CONSISTE LA PSICOMOTRICITA’?

La psicomotricità  va ad attivare la “veglia” che sul piano motorio, si manifesta con delle alterazioni del tono muscolare: può esserci un ipotono (basso tono, facile distraibilità, stanchezza, perdita dell’obiettivo da raggiungere), o un ipertono, che comporta un sovraccarico delle informazioni sensoriali, stati di agitazione, tensione bassa capacità di concentrazione,  con ripercussioni anche sul linguaggio, perchè si perdono la sequenzialità e la finalità.

La stimolazione sensomotoria (applicabile dalla nascita e per tutto l’arco di vita) attiva e integra le informazioni dei due emisferi e, attraverso il sistema nervoso centrale, ristabilisce le connessioni, canalizzando l’attenzione, in modo da percepire ma anche attuare una risposta più funzionale ed adeguata al contesto. 

Con l’aggiustamento motorio, si ha un conseguente aggiustamento verbale. 

 

Articolo realizzato in collaborazione con la dott.ssa Sara Martinelli, psicomotricista ed educatrice